Telefonica Dakar 2004. 1-18 Gennaio. News.

(per le immagini della nostra Dakar torna alla sezione “Foto”)

 

 

14 Gennaio 2004. La Dakar si racconta giorno dopo giorno, ora dopo ora. Quando, invece, ti devi ritirare, come e’ successo a Pascal ed io, i giorni passano, pieni di delusione ed amarezza, a mucchi. Ed accadono un sacco di cose che non vale neanche la pena di raccontare. Ma, all’improvviso, si sente l’esigenza di fare il punto. Finalmente sono di nuovo a casa, con mia moglie e le mie bambine, nel calore della famiglia. Ma tornare non e’ stato come quando rientri da una vacanza. La Dakar e’ impietosa anche in questo. Una volta che sei fuori, non sei piu’ nessuno, e ti devi arrangiare per ogni piu’ piccola cosa. Ci eravamo lasciati a Nouakchot, che avevamo raggiunto da Atar, dopo aver sistemato alla bell’e meglio la macchina (o quel che restava di un’auto da corsa). Dalla capitale della Muritania siamo partiti per coprire gli ultimi 600 km alla volta di Dakar. La macchina ci dava continuamente pensiero. Andava, ma ad ogni asperita’ della strada emetteva dei gemiti sinistri. Poi, alla frontiera con il Senegal, i doganieri non volevano credere che fossimo gia’ li’, noi concorrenti. Lunghe discussioni, problemi di verifica dei visti. Lungaggini. In un certo senso li capisco. A quella frontiera non succede mai niente, ed alla prima occasione “esotica” e’ chiaro che vogliono approfittare per passare un po’ di tempo in una maniera diversa dalla loro abnorme consuetudine. Solo che Pascal ed io non eravamo certo nella migliore condizione di spirito per affrontare qualsiasi tipo di ritardo. Giunti a Dakar, abbiamo parcheggiato definitivamente la macchina, la prima nel parco chiuso dell’Hotel Meridien, ed e’ partita l’”operazione biglietto aereo”. Avevamo un volo per la conclusione della corsa, e cambiarlo con uno anticipato e’ stato un vero stress. Alla fine ce l’abbiamo fatta, e non vi sto a raccontare degli scali e dei cambi, per non parlare delle attese tra un volo e l’altro. Poi, finalmente a casa. Ed e’ il momento in cui, un po’ piu’ rilassati, si comincia a riflettere su quanto e’ accaduto. Non la faccio lunga, non e’ abitudine. E’ la vita, e la vita e fatta di tanti colori. Adesso tireremo due righe di bilancio, e vedremo di pianificare al meglio per il futuro. Vi do appuntamento al termine della corsa. Commenteremo insieme il suo andamento ed il nostro.

Certo sono triste…

 

 

 

10 Gennaio 2004. E’ a Nouakchot che scopriamo che la Dakar e’ ferma, con due tappe neutralizzate ed il convoglo che raggiungera’ Bobo Dioulasso, in Burkina Faso, in trasferimento libero. Banditi. O per lo meno e’ questo che si teme a livello delle alte sfere della organizzazione della Telefonica Dakar 2004. Che si ripeta, cioe’, quello che e’ gia’ successo nel 1998 e 1999, quando la carovana fu assaltata da piccole e mobili bande di veri e propri borseggiatori. Un camion, alcune moto, denaro e materiale furono portati via e scomparvero nel deserto non ostante l’impegno dell’aviazione del Mali che cerco’ in tutti i modi di localizzarle nell’immensita’ del mare di sabbia. A Bamako, dova la gara fa sosta oggi, sono arrivate solo 40 macchine, una vera falcidie. E’ indubbiamente una Dakar molto dura, di quelle, pero’ che sarebbe piaciuta a me. Non mi piace tirarmi indietro, infatti, e trovo sempre nuovi stimoli quando l’impegno si fa strenuo. Tra l’altro, questa e’ una regola importantissima della Dakar, che si voglia arrivare o che si abbiano ambizioni di successo. E invece siamo sulle rive dell’Atlantico, in una citta’ caotica, con la nostra macchina riparata alla meglio. Molte saldature, e pezzi di lamiera che tengono insieme quello che rimane della sospensione anteriore destra. Procediamo con assoluta cautela. Dobbiamo arrivare a Dakar con il mezzo marciante, per parcheggiarlo sulla banchina da dove prendera’ il mare per tornare in Europa. Non vi dico quanto dispiace, a Pascal e me, che la nostra avventura sia finita cosi’, d’altra parte, dopo un giorno intero di amarezza, ci rendiamo conto che anche questa e’ la Dakar: una gara della quale proprio non ci si puo’ fidare.

 

 

8 Gennaio 2004. Ore 12. Amici miei, si mette male! Non chiedetemi come mi sento, ma piuttosto cosa accade, che ce n’e’ abbastanza. Sto procedendo molto lentamente sulla pista della speciale che collega Atar e Tidjikja. La prova speciale e’ di quelle che si possono definire, tranquillamente, infernale. C’e’ di tutto: pietre grosse come televisori, oued con diecine di piste che portano chissa’ dove, sabbia e dune molli. La nostra macchina ha un problema alla trasmissione, e arranca con due sole ruote motrici. Gia’ arrivare a destinazione sembra poter essere un miraggio. E stasera non ci sono le assistenze, poiche’ e’ una tappa marathon. Naturalmente andiamo avanti, incontro al buio e a chissa’ quante e quali difficolta’. Vi terro’ informati…”

Ore 20:00

“Purtroppo non era solo un problema di trasmissione. Avremmo almeno potuto tentare. Si e’ rotto il trangolo della sospensione destra, che ha ceduto ed e’ stato letteralmente strappato via. In queste condizioni niente da fare. Era impensabile proseguire. E’ passato anche il camion di assistenza, ma su una pista diversa, e non ci ha visti. A quel punto Pascal ed io abbiamo preso l’unica, sofferta decisione logica. Ritirarci e cercare di tornare al bivacco di Atar, che abbiamo raggiunto grazie all’aiuto di una guida locale che ci e’ venuta in aiuto”.

“Adesso, nella tristissima atmosfera di Atar, soli in mezzo alle traccce del passagio della Dakar, cercheremo di riparare la macchina e di raggiungere Dakar, via Nouakchot, per portarla all’imbarco per l’Europa”.

“La nostra Dakar finisce qui, e finisce anche la 16ma aventura del mio amore per l’Africa e per questa stupenda corsa”.

(testo integrale delle telefonate via satellite dall’abitacolo dell’auto n. 221)

                                                                        

 

 

7 Gennaio 2004. La tappa piu’ lunga del rally. Partiti di verso Sud, abbiamo raggiunto il confine con la Mauritania con un trasferimento di 345 chilometri. Abbiamo dormito in un Hangar semi abbandonato sulla pista dell’aerodromo di Smara. Dormito… e’ una parola grossa. Attraversata la stretta fascia della terra di nessuno il via della speciale, ben 701 chilometri…

Tappa lunga e difficilissima, di quelle che faranno parlare a lungo, soprattutto faranno riflettere quelli che, sfortunatamente, saranno inevitabilmente sorpresi dalla notte tra quelle dune micidiali ad una sessantina di km dall’arrivo. Credete a me, la sabbia era soffice come borotalco, e venire a capo di quei venti km di dune e’ stata una grande un’impresa, ed una bella fortuna. Beh, c’e’ voluta anche una buona dose di bravura, devo ammetterlo. Non abbiamo commesso il minimo errore, e la macchina e’ andata a gonfie vele. Con un assetto del genere non poteva che “scapparci” il bel risultato. Stasera andiano aletto piu’ soddisfatti: siamo tornati nei “venti”. Sono contento, siamo contenti. E’ come se, per noi, la Dakar cominciasse domani. Cercheremo di fare sempre meglio, e di garantirci, oltre all’agognato arrivo a dakar anche, perche’ no, un buon risultato. Adesso sappiamo che abbiamo i mezzi per ottenerlo.

 

 

 

6 Gennaio 2004.

Per un momento mi sono sentito perso. Ad un certo momento la macchina e’ schizzata via tangente alla pista tortuosa e disseminata di sassi. E’ stato l’attimo della scarica di adrenalina. Ho ripreso il controllo della mia Nissan e mi sono reso conto che si trattava di una foratura. Neanche un attimo di esitazione, mi sono fermato e, Pascal ed io, abbiamo cambiato la ruota, con calma ma senza perdere un solo secondo. Poi siamo ripartiti nella nostra speciale piu’ bella, fino ad ora. Ed anche una delle piu’ impegnative. La posizione di partenza, stamani, ci condannava ad una corsa all’inseguimento, e cosi’ e’ stato. Solo che la pista della speciale di oggi, tra Ouarzazate e Tan Tan, l’ultima interamente in Marocco della 26ma Dakar, era molto diffficile. Sassi, guadi, pietraie e molte curve. Da guidare, e da condurre con attenzione. Ma il guaio maggiore e’ venuto dalla polvere. Sapete? Quella polvere persistente che, in assenza di vento, non viene spazzata via. Provate, come e’ toccato a noi, a sorpassare in queste ccondizioni, e mi direte, poi. Comunque sapevamo che era quello, il nostro compito: sorpassare e sorpassare. Ed e’ quello che abbiamo fatto, fino a chiudere in una onorevolissima 27ma posizione assoluta, che ci fa recuperare un bel po’ nella generale assoluta. Certo meglio di ieri e, speriamo, peggio di domani, nella tappa piu’ lunga della Dakar.

 

 

 

5 Gennaio 2004.

Eccomi al via della tappa che collega Er Rachidia ad Ouarzazate. La speciale di oggi e’ lunga 337 chilometri, e troveremo tutte o quasi le condizioni di fondo che ci attendono in questa Dakar. Dalla sabbia alle dune, dalle piste di pietra a quelle sabbiose e veloci. La macchina e’ a posto, il morale mio e di Pascal alto. Ci sentiamo piu’ tardi…

Piu’ tardi, molto piu’ tardi. Non capisco proprio perche’ le giornate che cominciano bene, a volte, debbano avere un epilogo tanto insoddisfacente. Vi racconto. Siamo andati veeramente bene. Via il trasferimento iniziale, attacchiamo le dune. Via anche quelle senza una sola incertezza. E’ la nostra giornata, ci siamo detti. In vece no. Un sorpasso dietro l’altro, una classifica immaginaria che vedevamo migliorare chilometro dopo chilometro. Poi la disdetta. La macchina ha cominciato ad andae a cinque cilindri, uno spento, trascinato dagli altri invece di spingere fuori la sua parte di cavalli. Cosi’ dal CP 3. Ditemi voi… Per fortuna la giornata “ufficiale” ci ha visti “solo” trentaseiesimi. In genberale scendiamo al 34 posto, con un bel ritardo. Adesso ci tocca l’ingrato compito di recuperare. Fino a Dakar. A domani, scusate ma e’ l’ora del briefing.

 

 

 

4 Gennaio 2004.

E’ arrivata la prima tappa africana, cui tenevo in modo particolare, e con questa i guai. Ora vi racconto, e’ roba da matti. E’ successo al chilometro 55 della speciale. Un maledetto bullone che si e’ allentato ed ho perso la ventola del radiatore, e con essa la cinghia che fornisce energia all’alternatore ed alla pompa dell’idroguida. Passi per il volante duro, solo che poi ho dovuto fermarmi per dare tempo al motore di raffreddarsi (la temperatura del liquido aveva raggiunto i 120 gradi). Infine, dopo essere ripartito, anche la batteria e’ andata “a terra”, cosi’ al ritardo accumulato ho aggiunto anche un arrivo tardi al bivacco di Er Rachidia. Per curiosita’ ho dato un’occhiata alla classifica: quarantatreesimo a 11 minuti da vincitore, Ari Vatanen. Ho dato un’occhiata anche alle posizioni degli avversari e fatto due calcoli. Penso che sarei potuto entrare nei primi quindici, ma non e’ certo il caso di fare recriminazioni di questo genere. In generale sono sceso al trentesimo posto, a 15 minuti. Naturalmente niente di compromesso, ma certo, per ricominciare, intanto mi aspetta, domani una tappa nella polvere all’inseguimento degli avversari diretti. Questa e’ la Dakar, non c’e’ niente da fare. L’importante e’ non lasciarsi andare. La Dakar e’ la corsa lunga per antonomasia, e non vedo perche’ questa 26ma edzione debba fare eccezione. A domani, spero con notizie migliori.

 

 

 

3 Gennaio 2004.

Ancora una speciale concepita piu’ per lo spettacolo che per la corsa vera e propria. Gli 80.000 spettatori dichiarati di Castellon, ovviamente, meritavano questa gratificazione della loro immensa passione, ed io mi sono sentito in curva sud. Sapete cosa mi e’ successo? Che improvvisamente ho “sentito” la corsa. Come non mi accadeva da molto, dai tempi in cui ogni mattina partivo per una tappa della Dakar con l’intento di fare mia l’intera posta, di giornata e conclusiva della corsa. Per quattro volte mi e’ riuscito di centrare il massimo obiettivo con la moto. Stamani mi sono sentito allo stesso modo, pur essendo perfettamente consapevole che la mia massima ambizione, in questa corsa, e’ quella di inserirmi in quella ristretta cerchia di piloti che possono dire di avercela fatta alla grande. Pascal ed io abbiamo disputato la corta speciale di Castellon con una certa calma, e ci siamo divertiti, soprattutto nella veloce prima parte lungo la battigia. La nostra Nissan scorreva rapida e sicura. Nella parte finale, piu’ tortuosa, ho calato il ritmo per controllare che tutto funzionasse alla perfezione (tutto bene, solo una spia di temperatura accesa per un attimo) ed abbiamo tagliato il traguardo tra due ali di folla incitante al venticinquesimo posto assoluto. Buono. Poi di nuovo in strada, per il trasferimento (micidiale) verso Algeciras, per l’imbarco alla volta del Marocco, dove domani disputeremo la nostra prima, vera, “dakariana” prova speciale

 

 

2 Gennaio 2004.

25 chilometri sono un’inezia, di fronte agli oltre 11.ooo che ci aspettano per raggiungere Dakar. Eppure anche la corta speciale di Frontfroide e’ una dose completa di adrenalina. Da una parte e’ la prima speciale vera, anche se cortissima, dall’altra c’e’ tanta di quella gente ai lati del tracciato, ad incitare, a sbracciarsi, ad urlarci davanti al parabrezza che sembra di giocare una partita al Maracana. I Francesi, sotto questo aspetto, sono incredibili: riescono, per la Dakar, ad organizzare cose impensabili. Si meritano la nostra piccola “sofferenza” attraverso la Francia gelata del nuovo anno. Molto fango e pista “da guidare” sul percorso alle porte di Narbonne, bellissimo tra i vigneti. Siamo andati bene, pur senza forzare, ed abbiamo ottenuto un altro ventesimo posto. Avevamo un piccolo problema all’impianto frenante, probabilmente una bolla d’aria nel circuito, che mi ha tenuto un po’ sulle spine, e data la natura della speciale era perfettamente inutile andarsi a cercare rischi del tutto gratuiti. Ho guidato in scioltezza, abbiamo chiuso la speciale e ci siamo avviati sul lungo trasferimento alla volta di Castellon, dove domani si disputa una spettacolare prova sulla spiaggia, una specie di anteprima di ben altre sabbie che ci attendono, un po’ piu’ avanti.

 

 

 

1 Gennaio 2004. Buon Anno.

Si’, prima di tutto Buon Anno a tutti voi. E’ cio’ che ci ha augurato Patrick Zaniroli, “direttore” della Dakar, al primo briefing della corsa. Ed e’ l’augurio che, insieme al mio co-pilota Pascal Rosolen, rivolgo a tutti gli amici.

La Dakar e’ partita. Dopo le verifiche tecniche ed amministrative del 30 e 31, oggi la prima tappa, da Clermont Ferrand a Narbonne. La definirei piuttosto una “Operazione Fuga dal Grande Freddo”. Abbiamo, infatti, disputato solo un breve prologo alle porte di Clermont Ferrand, ed il trasferimento fino a Narbonne, via asfalto. Nel centro della Francia fa un freddo incredibile, e non vediamo l’ora di scendere in Spagna, ma piu’ ancora in Marocco e Mauritania per riporre le giacche a vento.

Io e Pascal ci siamo stretti la mano nell’abitacolo della nostra Nissan, ci siamo augurati che l’anno nuovo inizi alla grande e ci siamo lanciati nell’avventura della nostra prima Dakar insieme. Il nostro primo risultato, quello del prologo, ci vede in ventiduesima posizione. Una buona “mise en jambes”, come dicono i francesi. Salut!

 

 

 

23 dicembre 2004. Non solo Dakar

La Dakar 2004 ci ha gia’ “preso”. Lunghi preparativi per essere pronti. In tempo e correttamente. Adesso ci aspettano 18 giorni di corsa. Non una qualunque. La Dakar e’ la corsa piu’ dura del mondo, la piu’ difficile sotto tutti i punti di vista. Ma siamo pronti. Il 29 ci trasferiremo a Clermont Ferrand, il 30 e 31 ci sono le verifiche tecniche e sportive, ed il primo gennaio si sara’, quasi senza accorgercene, in piena corsa. Europa per i primi giorni, poi l’Africa. L’Africa della mia 16ma avventura.

 

Adesso, pero’, mi preme prendermi una pausa. E mi preme dedicarla alle Festivita’. Alla mia famiglia con tutta la concentrazione possibile.

Ecco perche’ considero, per un momento, completamente dimenticata la corsa che mi attende.

Ci sentiremo ancora a partire dal primo giorno del 2004. Ma prima di congedarmi per questi pochi giorni, approfitto della opportunita’ e mi rivolgo a voi, amici.

 

Vi auguro un Buon Natale. E naturalmente uno strepitoso Anno Nuovo.

 

Edi

 

 

16 dicembre 2003. L’ultimo test della vettura.

Eccoci al dunque.  Scusate se non vi ho tenuti aggiornati propriamente al minuto, ma sapete, le fasi finali della preparazione ad una gara africana sono sempre concitate, e le giornate finiscono per riempirsi all’inverosimile. Non bastasse, bisogna tenere anche le dita oncrociate, non si sa mai…Siamo in partenza per la mia 16ma Dakar, la quarta in auto (senza contare l’intermezzo “giornalistico”, in qualita’ di inviato di Italia Uno). Ieri abbiamo provato la macchina nell’ultimo test prima dello schieramento di Clermont Ferrand da dove, il primo gennaio, prendera’ il via la corsa piu’ dura, e piu’ famosa, del mondo.

Con Pascal Rosolen, il belga residente a Pordenone che mi fara’ da navigatore per 18 giorni l’affiatamento e’ gia’ buono e, da questo punto di vista, non poteva esserci miglore verifica della recente vittoria nel Rally del Cellina.

Abbiamo provato la macchina. Un giorno intero per mettere sotto torchio la Pathfinder 3500 del Team Tecnosport. Abbiamo rodato il motore, che era nuovo di pacca, ed eseguito una serie di regolazioni, dalle sospensioni al sedile di guida. Piccole ed importanti operazioni, necessarie per sentirmi perfettamente a mio agio al volante di questa Nissan, pronto a rendere al massimo.

Sono alla mia sedicesima Dakar, ed evidentemente non sono bastate le quattro vittorie in moto a placare la mia sete di sport e di avventura. Ho cominciato a correre con le auto un po’ per curiosita’, un po’ per quel legame che si instaura tra un pilota di rally e l’Africa. Dopo i due quinti posti assoluti al Rally dei Faraoni il terzo ottenuto al Rally di Tunisia mi dico che vale la pena di impegnarsi per ottenere un successo anche in auto. Conteremo sull’affidabilita’ della vettura, sulle piccole astuzie imparate in quindici anni di successi in Africa, sul sapere amministrare risorse e meccanica per 18 lunghi giorni. Il mio primo obiettivo e’ quello di concludere sulle rive del Lago Rosa nei primi 15, e di sfruttare al massimo quelle tappe nelle quali l’esperienza puo’ giocare un ruolo di primo piano. Ci sono, per esempio, due tappe in cui si correra’ senza l’ausilio del GPS, come ai tempi in cui non potevo contare che sull’istinto per trovare prima degli altri la pista giusta…

 

Per darvi modo di accompagnarmi nella mia nuova avventura, ogni giorno troverete sul mio sito le ultime notizie sulla corsa. Vi presentero’ la Dakar, il mio compagno di avventura, il Team Tecnosport, e tutti i giorni saprete la mia storia di questa appasionante corsa.

 

Grazie, ci sentiamo prima di Natale per gli auguri

 

Edi