ma non prima di aver fatto tutte le complicate pratiche
doganali per reimbarcare la mia Honda.
Dopo aver festeggiato e salutato i nuovi amici che vivono e lavorano
nella capitale della Mongolia, si comincia a pensare e lasciare
correre liberamente le prime impressioni.
Il Gobi, non c'è dubbio, ha lasciato il segno.
E' un deserto molto particolare, diverso da quelli attraversati
o visti fino ad ora. Lascia un gusto strano in bocca, che richiede
un po' per cominciare a sedimentare le sensazioni più pure.
E' un deserto duro, quasi brutale; non inospitale ma inserito in
un contesto molto vario tra storie politiche religioni e tradizioni.
Ad un futuro apparentemente mancato si sostituisce il ritorno ad
un passato della tradizione dei nomadi del Gobi.
La vita nelle tende, la difficoltà di reperire qualsiasi
genere di cose facilmente ottenibili in occidente, l'ostacolo della
lingua, incomprensibile ed associata ad una apparente indifferenza
della gente.
Non è certo il posto dove passare una settimana di vacanze,
ma non era certo questo il senso di questo mio Desert Challenge.
Sotto questo aspetto, anzi, il Gobi è stato molto istruttivo.
Una terra dura, dove tutto diventa ancora più
difficile, facendo tornare alla mente l'idea della sfida. Nel contempo,
però, ho scoperto alcuni luoghi incredibilmente interessanti,
belli, alcuni inconcepibili anche dall'immaginazione più
sfrenata. E' il caso di Yolyn Am, la valle verdissima che conserva
i ghiacci dell'inverno per tutta la stagione calda (torrida, direi,
visto che abbiamo toccato la punta massima dei 42.5°C), protetti
dai muri naturali di un canyon strettissimo. Fuori il martello del
sole sul Gobi, dentro la vallata una fresca, quasi fredda primavera.
Pochi serpenti ed insetti fuori, mandrie di cavalli ed un'infinità
di piccoli abitanti lungo il corso d'acqua del ruscello.
Oppure la Valle dei Dinosauri. Non mi aspettavo certo
di scoprire altri resti fossili dei giganti della preistoria, ma
ugualmente è stata un'emozione forte essere lì dove
si è consumato un capitolo importante della storia dell'evoluzione.
Le dune di khongorin Els hanno suscitato emozioni cui sono più
abituato, accentuate solo dal particolare scenario: due catene montuose
vicinissime, ed una infinita striscia di dune di sabbia altissime
e pulite come sempre in mezzo.
La mia Transalp è andata ancora una volta alla
perfezione, con solo qualche preoccupazione, del tutto infondata,
per la benzina locale, a soli 76 ottani, che ho corretto con aggiunte
di additivi.
E la permanente sensazione che se mi fosse successo
qualcosa sarei stato completamente solo. Il mio gruppo, infatti,
viaggiava assai meno comodo di me, lontano e stipato in due Uaz
"lavatrici" che hanno centrifugato per dieci giorni i miei compagni.
Ma ancora di più è stato bello ritrovarsi alla sera,
montare le tende del nostro episodico bivacco, mangiare finalmente
qualcosa di caldo e chiacchierare, parlare della nuova esperienza
che stavamo vivendo.
Ho percorso 2.200 km, la mia assistenza un po' meno,
in dieci giorni. Tutto bene, benissimo.
Avanti un altro deserto per il Desert Challenge.
Edi Orioli
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